Riapertura della scuola: cronaca di un disastro annunciato

In Italia mancano circa 20.000 aule per gli studenti, e per quanto il Ministero abbia divulgato e poi smentito più volte le proprie stesse direttive nel corso di un’estate indimenticabile, il disegno finale circa le modalità di riapertura degli istituti scolastici é tuttora incompleto e contraddittorio a detta dei principali soggetti coinvolti: insegnanti, dirigenti scolastici,famiglie e studenti.

Amare anzi amarissime sorprese anche a Paderno Dugnano: le Scuole dell’Infanzia di due quartieri della città, popolosi e abitati da famiglie lavoratrici non aprono, praticamente, perché non riescono ad aprire ad orario pieno, bensì hanno annunciato e non ancora smentito, che il servizio, a causa dei protocolli anti Covid che impongono la suddivisione di classi in più gruppi per cui non ci sono insegnanti a sufficienza, sarà funzionante solo il mattino e fino alle 13.00.

Di fatto, nell’impossibilità di offrire ai bambini un progetto didattico che possa definirsi adeguato.

Le scuole coinvolte sono quelle pubbliche per l’infanzia dei quartieri Incirano e Cassina Amata. che fanno parte dell’Istituto Comprensivo Allende, ovviamente la decisione, forzata dalla carenza di spazio e di organico, é stata una doccia fredda per i genitori soprattutto per le famiglie in cui sia la madre che il padre lavorano.

Un comune di quasi 50.000 abitanti, a causa del definanziamento del servizio pubblico e dell’emergenza sanitaria casualmente concomitante (ma data la situazione delle scuole in italia, qualsiasi altro incidente avrebbe potuto determinare questo dramma), oggi rischia di ritrovarsi senza buona parte di un servizio essenziale per le famiglie, per i bambini e per le donne lavoratrici, che ad andar bene dovranno ancora una volta fare affidamento sui nonni, ad andar peggio ci potrà rimettere la tenuta del proprio impiego lavorativo fuori dalle mura domestiche.

Una bomba sociale rischia di investire la nostra città, mentre, al colmo dell’ingiustizia, esistono asili nido privati, che trovano fonte di guadagno nel fatto che non abbiamo posti e strutture pubbliche per la fascia 0-3 anni, imponendo alle famiglie clausole ricattatorie su contratti di iscrizione alle Scuole al limite dell’accettabile: le famiglie sono infatti costrette a dichiarare di pagare interamente le rette (anche fino a 6500 euro all’anno!!), anche nel caso in cui il servizio (non certamente per colpa dell’utenza) venga interrotto anche sul lungo periodo, eventualmente a causa di lockdown o di altre forme di restrizione precauzionali.

Le strutture probabilmente mancano, ma tanti sono gli interrogativi a cui non é stata ancora data una chiara risposta: la struttura di via Trento a Paderno, per esempio, ora in uso (o in disuso) alla Croce Rossa, una volta ospitava una scuola, e a voler censire attentamente il territorio non é scontato che non esistano altri spazi. da poter utilizzare.

Poi, a qualsiasi livello, anche locale, sono state rinnovate convenzioni per finanziare queste scuole private che certo non dimostrano poi un grande spirito di servizio.

Come funziona, e cosa prevede esattamente la convenzione sottoscritta dal comune per il sostegno agli istituti privati, come vengono di preciso impiegati i soldi, in altre parole?

Le aziende che si occupano di trasporto pubblico, inoltre, come si stanno regolando?

Esistono scuole superiori (es, l’ITC Gadda) che attraverso il proprio Consiglio di Istituto e decisione del Dirigente scolastico hanno modificato, stravolgendo completamente, gli orari delle lezioni e imponendo l’utilizzo al 50% del tempo scuola della didattica a distanza perché i trasporti avrebbero dovuto ridurre le proprie disponibilità di spazio, mentre, in modo del tutto contraddittorio, le aziende di trasporto per ragioni di puro calcolo economico non rispettano le regole di distanziamento tra i passeggeri consentendo anzi disponendo l’utilizzo del totale dei posti a sedere.

I padernesi hanno la vita stravolta e sono costretti però ad acrobazie tra vita, lavoro e accompagnamento dei figli in orari differiti alle scuole.

Anche le misure di sicurezza che si dovrebbero applicare nelle scuole aprono un vasto capitolo che si potrebbe discutere: non pochi sono gli insegnanti sul territorio lombardo che vorrebbero volontariamente sottoporsi al test sierologico consigliato dal Ministero e stanno trovando difficoltà a causa del fatto che molti medici di base dichiarano di non poter svolgere l’esame in sicurezza nei propri ambulatori, non sufficientemente “sicuri”.

Un sistema dove sanità e istruzione vengono quotidianamente penalizzate rispetto al profitto di pochi, evidentemente produce questo intreccio perverso, per cui le due realtà quella sanitaria e quella dell’istruzione si paralizzano a vicenda, e la sicurezza diventa un “caso fortunato” e non una certezza per tutti.

Sinistra Alternativa Paderno Dugnano