Disinquinare le acque del Seveso: mission impossible?

Riceviamo e pubblichiamo

I dubbi indicati nel post pubblicato il 20 maggio 2022 trovano riscontro nel documento: “Progetto strategico di sottobacino sul torrente Seveso- Novembre 2017 – Contratto di fiume – Regione Lombardia – ERSAF”; di seguito uno stralcio in merito alle “Pressioni significative e impatti”:

La pressione puntuale più significativa è legata alla presenza di sfioratori di piena, recapitanti in tutti i corsi d’acqua, seguita dalla presenza di scarichi di impianti di trattamento delle acque reflue urbane nel Terrò (impianto di Mariano Comense), nel Seveso (da nord a sud: impianti di Fino Mornasco alto Seveso, Carimate, Bresso Seveso Sud) e nel Cavo Vettabbia (impianto di Milano – Nosedo).

Gli esiti sul monitoraggio condotto nel 2016 sugli scarichi degli impianti presenti nel bacino, dimostrano che i depuratori rispettano i limiti previsti dalla normativa per i parametri principali (BOD5 , COD, solidi sospesi, Ntot e P), a parte quello di Bresso – Seveso Sud che non risultava conforme per il parametro Ntot; in ogni caso, quasi nessuno di essi è in grado di raggiungere la percentuale di abbattimento del 75% di azoto e fosforo, necessaria per adempiere agli obblighi derivanti dalla Direttiva Europea 91/271/CE.

Inoltre, le rese depurative degli impianti non sono in grado di garantire adeguate concentrazioni dei macrodescrittori nei corpi idrici del bacino (e di conseguenza un buon valore del LIMeco), in quanto le ridotte portate non riescono a diluire i carichi provenienti dai depuratori.

Infatti, il già citato Progetto Fiumi di ARPA evidenziava che, sul Seveso l’impatto principale è dovuto agli scarichi dei depuratori, che mediamente pesano per oltre l’80% dei carichi totali del corpo idrico.

Sebbene dal 2011 ad oggi la situazione degli scarichi sia migliorata, la pressione principale è ancora rappresentata dagli scarichi degli impianti di depurazione. Il citato Progetto Fiumi dimostra inoltre che, per ottenere il raggiungimento del livello buono di qualità LIMeco, occorrerebbe ottenere sensibilissime riduzioni delle concentrazioni allo scarico e rimozioni ben superiori rispetto allo stato attuale, soprattutto per le forme azotate e il fosforo, ma che livelli di questo tipo sarebbero raggiungibili solo attraverso trattamenti tecnologici molto spinti (es. trattamento di osmosi inversa) e costosi che, per di più, non essendo selettivi nei confronti di questi inquinanti porterebbero ad avere una qualità dell’acqua troppo povera di ioni e quindi poco compatibile con l’ecologia di molte specie.

Un’altra pressione di carattere puntuale che il PdGPo e il PTUA indicano come insistente nei corsi d’acqua del bacino è legata alla presenza di scarichi non allacciati alla fognatura; tale criticità risulta quasi completamente risolta (al novembre 2017 rimangono 50 abitanti equivalenti non allacciati alla fognatura nell’agglomerato di Mariano Comense, 504 in quello di Carimate, 1.420 in quello di Seveso nord); quasi completamente risolta è anche la pressione legata ai terminali fognari non collettati ai depuratori, con il permanere di pochi punti di scarico in ambiente nella parte alta del bacino e nel sud Milano”

A fronte di queste “pressioni”, nel documento viene indicato che il “Piano di Tutela e Uso delle Acque” (PTUA) dovrà implementare gli adeguamenti e i miglioramenti conseguenti: ma non si capisce se sono fattibili, se ci sono le coperture economiche, e soprattutto, non si conosce il crono-programma delle attività necessarie per disinquinare il torrente.