Civico buono e Partito no buono?

SULLA DIFFERENZA TRA PARTITI E LISTE CIVICHE.

NON E’L’APPARTENENZA AD UNA O L’ALTRA CATEGORIA CHE LI DISTINGUE, MA LE POLITICHE PER IL BENE COMUNE PERSEGUITE.

Per alcuni le liste civiche sono un “errore” della democrazia, una anomalia del sistema politico, che in quanto anomalia non è accreditata a proporre politiche per le soluzioni alternative dei problemi essendo soltanto dei partiti il compito, il ruolo e la legittimità di rappresentare la volontà popolare.

Questa Logica è priva di alcun fondamento, serve solo a depotenziare nella sostanza la legittimità politica delle liste civiche, ossia la legittimità di essere soggetti di elaborazione politica, che creano consenso.

Si tratta allora di andare a fondo del problema e vedere che cosa distingue un partito da una lista civica.

Se guardiamo alla pura “definizione” ci rendiamo subito conto che non c’è alcuna differenza perché, una possibile seppure semplice definizione, senza scomodare i grandi filosofi o i politologi, ci dice che un partito politico è un’associazione di persone che alla luce di una visione comune di valori si propongono di proporre soluzioni ai problemi emergenti dalla società.

Parole che si adattano anche per le liste civiche perché anch’esse nascono come associazioni di persone che si mettono insieme per fare politica allo scopo di gestire le varie attività che compongono la vita di una società. Quando non sono scappatoie per partiti impresentabili, o portatori d’acqua per i soliti “vecchi mestieranti della politica”

Però se guardiamo ciò che dovrebbe fare un partito e cioè agire per il bene comune, nelle odierne democrazie, questa azione viene ristretta ad un “ambito prevalente” quello elettorale.

Cosa che attiene anche alle liste civiche, formatesi per ottenere attraverso il consenso elettorale la legittimità a diventare forze decisionali al fine di gestire il bene comune. Dunque nella sostanza non c’è alcuna differenza fra partiti e liste civiche.

La differenza sta nel come si sta insieme e perché, essendo il fenomeno delle liste civiche non l’anomalia della democrazia rappresentativa ma una delle risposte partecipative percorribile alla crisi del potere, alla malattia del sistema.

Ma qui sorge un’altra questione: è il “sono tutti uguali” populista che mette insieme nella azione della corruzione del potere e della malversazione anche quelle aggregazioni politiche che il potere non l’hanno mai né cercato né avuto e che come fine provano ad attivare la partecipazione e l’aggregazione per modificare questa società capitalista malata, diseguale ed in definitiva senza un futuro credibile per le prossime generazioni.

E’ come i partiti di potere oggi gestiscono la loro occupazione delle istituzioni e della società a farli diventare l’anomalia del sistema democratico, “la malattia genetica” che come un cancro sta facendo morire dal di dentro il sistema.

Non sono i partiti e le liste civiche il “problema” del nostro sistema rappresentativo ma sono le politiche e la visione della società che determinano la validità delle aggregazioni. Si tratta allora anche in questo caso di guardare alla verità dei fatti e abbandonare un linguaggio sbagliato e semplicistico (civico buono e partito no buono).