Tutti insieme appassionatamente contro l’urbanistica come progetto pubblico di governo del terrritorio!

di Sergio Brenna

Il DDL n. 113 del 23.03.2018, d’iniziativa del deputato Morassut del PD ed ex assessore all’urbanistica a Roma con Veltroni, ora in discussione alla Camera è l’ennesimo tentativo surrettizio per trasformare il ruolo dei Comuni dal definire un’urbanistica pubblica in regolatori/facilitatori del traffico di rendite e capitali, rivestendolo però con denominazioni più innovative e accattivanti.

L’aveva già tentato di fare nel dicembre 2005 la “strana coppia” di deputati milanesi Lupi (FI/PdL) e Mantini (Margherita/PD) con il loro libro “I nuovi principi dell’urbanistica” (ma forse intendevano “I nuovi prìncipi dell’urbanistica” !) e con un loro DDL approvato da un ramo del Parlamento e caduto solo per fine legislatura nel 2006, cui nella legislatura successiva tentarono di dare seguito presentando DDL distinti, ancorché ispirati da forti affinità elettive nei contenuti.

In occasione della presentazione del libro e dei dibattiti parlamentari essi raccolsero con favore alcuni interventi che indicavano il nucleo fondante dei nuovi principi nell’abbandono di un progetto pubblico dell’uso di città e territorio, tipico della visione – a loro avviso obsoleta dell’urbanistica – e nell’avvento della nuova visione “dell’economistica”

Non deve quindi sorprendere che in quella legislatura a promuovere l’evoluzione dell’urbanistica in economistica fosse, ancor più che un DDL parlamentare sul governo del territorio, il Documento Economico Programmatico Finanziario del Ministro dell’Economia Tremonti approvato dal Governo per decreto-legge nel 2008.
Tremonti, del resto, aveva già dato prova del suo modo di considerare subalterno l’uso della risorsa territorio alle contingenti esigenze del bilancio economico quando, nel 2005, in risposta a un quesito dell’Associazione Nazionale delle Tesorerie al Ministero delle Finanze sulla mancata riproposizione nel TU sull’edilizia (DPR n. 380/2001, a seguito della Riforma Bassanini delle procedure amministrative) dell’obbligo imposto dalla L. 10/77 (Bucalossi) di allocare gli oneri di urbanizzazione in apposito capitolo di bilancio vincolato all’esecuzione di opere di urbanizzazione, fece rispondere che se nel TU quel disposto non era stato riportato (anche se illegittimamente !), l’obbligo doveva considerarsi decaduto.

Si aprì per i Comuni la manna della possibilità di far fronte alle ristrettezze contingenti dei bilanci, “vendendo” nuove possibilità edificatorie. Nemmeno il Governo Prodi pose rimedio a questa illegittima stortura, che ha continuato a proseguire sino allo scorso anno, spingendo i Comuni all’uso di ogni possibile (e spesso addirittura “Impossibile”: si vedano i ricorsi contro Citylife, Porta Nuova, ora ex Scali FS, ex caserme, a Milano ecc.) deregolazione di una visione di indirizzo pubblico complessivo.

Nel marasma dell’attuale innaturale alleanza di governo/contratto tra Lega e M5S non sorprende che tutto ciò si ripresenti di nuovo sotto le false vesti di necessità di innovazione da parte di un deputato PD.

Gramsci in una nota scritta in carcere nel 1930 (A.Gramsci, Quaderni dal carcere Q 3, §34, p. 311) osservava: “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”; una considerazione che è purtroppo ancora oggi particolarmente attuale. Se non saremo in grado di far nascere una più razionale organizzazione della società, sulle rovine dell’attuale, andremo incontro a un’epoca ancora più oscurantista e imbarbarita della presente.